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EDWARD BURTYNSKY – SUPER PIT N. 1, KALGOORLIE, AUSTRALIA OCCIDENTALE, 2007 © EDWARD BURTYNSKY, COURTESY NICHOLAS METIVIER GALLERY, TORONTO / ADMIRA PHOTOGRAPHY, MILANO
EDWARD BURTYNSKY

PAESAGGI INDUSTRIALIZZATI

La lotta di Edward Burtynsky non è in funzione anti-capitalista, anti-industriale o magari semplicemente nostalgica di un’epoca passata, bensì è una necessaria presa di coscienza che chiede il rispetto degli equilibri imprescindibili; in altri termini è una lotta per lo sviluppo sostenibile. Lo stile fotografico scelto è grandioso, frontale e predilige quei punti di vista che permettono di abbracciare spazi la cui immensità, profondità, ricomposizione, violenza fanno riflettere. Spesso si tratta di prospettive aeree o di accessi alle fabbriche concordati negoziando con le imprese, che ci consentono di vedere aspetti che altrimenti potremmo soltanto immaginare passandovi accanto, senza entrare.
Edward Burtynsky ci cattura con le sue fotografie di grande impatto. Immagini uniche, che non necessitano di alcun racconto, che ci accompagnano a lungo in una riflessione profonda su quella che sarà la prossima tappa dello sviluppo industriale del pianeta.

Sede della mostra

Pinacoteca Nazionale
Palazzo Pepoli Campogrande
Via Castiglione, 7

Edward BurtynENsky è nato nella città manifatturiera di St. Catharines in Ontario, Canada, ed ha rapidamente preso coscienza della necessità di guardare in modo diverso all’impatto dello sviluppo industriale sull’ambiente.

La sua fotografia abbraccia sistematicamente i grandi spazi anche quando si ferma a riprendere l’interno di una fabbrica cinese. Lui stesso descrive questi spazi come belli, ma anche respingenti. Belli per le nuove geometrie ricavate dall’uomo, per la tensione grafica tra la brutalità delle macchine moderne e i paesaggi che per secoli sono stati disegnati da un’agricoltura povera di strumenti e quindi di segno leggero. Respingenti per quel che evocano di irreversibile, squilibrato, esaurito e inquinato.
I bianchi, rossi e verdi contribuiscono al forte impatto estetico dell’immagine e, al contempo, ci suggeriscono anche un senso di aggressività nel loro potere di evocare la devastazione in corso.

La sua opera è presente nelle più grandi collezioni e ha ricevuto numerosi premi tra cui il TED Prize e il Outreach Award dei Rencontres d’Arles. Per Foto/Industria: una selezione di fotografie di siti industriali pensate in proiezioni di formato molto grande per restituire lo spirito del lavoro.

François Hébel

Sede della mostra

Pinacoteca Nazionale
Palazzo Pepoli Campogrande
Via Castiglione, 7

Costruito a partire dagli anni sessanta del XVII secolo, il palazzo fu pensato come residenza della famiglia Pepoli, prima commercianti di stoffe e in seguito cambiavalute e banchieri, una delle casate più in vista di Bologna.

Le sale sono affrescate dai principali protagonisti della grande decorazione bolognese della seconda metà del Seicento e degli inizi del secolo successivo: Giuseppe Maria Crespi, Ercole Canuti, i fratelli Rolli e Donato Creti.